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(Italiano) Al momento della verità, il papà di Luca non è ammesso

Publicado em 25 janeiro 2012 por Maria Rosa DOMINICI

Caso Mongelli, ennesimo colpo di scena: una raccomandata ‘vieta’ al padre Nicola di partecipare all’attesa conferenza stampa delle autorità a Sion. Intanto c’è chi organizza una manifestazione popolare

SION – Il Vallese attende con il fiato sospeso la conferenza stampa di giovedì 26 gennaio. Quel giorno a Sion il procuratore generale Jean-Pierre Gross dovrebbe rivelare ai media la ‘verità’ sul caso di Luca Mongelli, il ragazzo che 10 anni fa venne trovato in fin di vita tra le nevi di Veysonnaz. Ma il conto alla rovescia verso l’appuntamento chiave della vicenda parte nel modo peggiore: Nicola Mongelli, il papà di Luca, ha infatti ricevuto una raccomandata che gli vieta di partecipare all’incontro con la stampa. “Sulla lettera – conferma – mi indicano chiaramente che l’appuntamento è riservato ai giornalisti. Altre comunicazioni non ne ho ricevute”.

Ancora vergogna – Visto da fuori questo episodio dimostra una cosa sola: la giustizia vallesana e la famiglia Mongelli continuano a percorrere binari diversi. A una simile conferenza ci si sarebbe aspettata la presenza congiunta sia dei famigliari del piccolo Luca, cioè i diretti interessati in questa triste vicenda, sia delle autorità, vale a dire coloro che hanno cercato di fare luce sui fatti. Invece no. Gli inquirenti all’epoca hanno dato la colpa a un cane, ignorando gli indizi che portavano invece all’aggressione da parte di una banda di adolescenti. Adesso, dopo 10 anni di dubbie teorie, ci si presenta più disuniti che mai all’appuntamento con la presunta ‘verità’. “Io non so cosa il giudice Dupuis e il procuratore Gross comunicheranno ai media – assicura Nicola Mongelli –, non mi hanno reso partecipe in questa cosa. So solo che tutte le volte che ho chiesto lumi su alcuni dettagli delle perizie non ho ricevuto risposte esaustive. Forse temono che alla conferenza stampa possa contraddirli. Forse vogliono che creda davvero che a massacrare mio figlio sia stato un cane. Sono deluso, per l’ennesima volta”.

Prassi – La raccomandata giunta a Mongelli è firmata dal procuratore vallesano Gross. Che tramite una sua collaboratrice fa sapere: “Mongelli non sarà presente perché l’incontro è riservato ai media”. Inutile insistere sul fatto che vista la situazione il papà di Luca sarebbe dovuto essere in sala. E sulle ragioni per cui alla famiglia Mongelli non sono stati resi noti i contenuti dell’incontro con i media. “È così. È la prassi”, si limita a constatare la nostra interlocutrice.

Proteste – In Vallese (e non solo) tutti si chiedono se il caso Mongelli verrà riaperto. Il sospetto è che con la conferenza stampa di giovedì prossimo si voglia per l’ennesima volta ribadire che l’inchiesta è stata portata avanti con criterio. E il fatto che papà Nicola sia tenuto alla larga lo confermerebbe. Il popolo però non ci sta. E Laurette Bourdin-Dayer, la donna che aveva già coordinato la petizione con cui si chiedeva alle autorità valle sane di riaprire il caso, sta organizzando una manifestazione pubblica che si terrà proprio in concomitanza con la conferenza stampa. “L’appuntamento è alle 9.30 sul piazzale del ministero pubblico di Sion – spiega –. Siamo stufi di sentire bugie. Siamo stufi di dovere credere che a ridurre Luca in questo stato sia stato un cane. Quando ho iniziato a battermi per questa causa non conoscevo la famiglia Mongelli. Mi sono solo messa nei panni di genitori costretti a subire un torto del genere e a essere presi in giro dalla giustizia. Chiunque abbia a cuore la dignità umana venga con noi giovedì”.

Patrick Mancini

Caso Mongelli, ennesimo colpo di scena: una raccomandata ‘vieta’ al padre Nicola di partecipare all’attesa conferenza stampa delle autorità a Sion. Intanto c’è chi organizza una manifestazione popolare

SION – Il Vallese attende con il fiato sospeso la conferenza stampa di giovedì 26 gennaio. Quel giorno a Sion il procuratore generale Jean-Pierre Gross dovrebbe rivelare ai media la ‘verità’ sul caso di Luca Mongelli, il ragazzo che 10 anni fa venne trovato in fin di vita tra le nevi di Veysonnaz. Ma il conto alla rovescia verso l’appuntamento chiave della vicenda parte nel modo peggiore: Nicola Mongelli, il papà di Luca, ha infatti ricevuto una raccomandata che gli vieta di partecipare all’incontro con la stampa. “Sulla lettera – conferma – mi indicano chiaramente che l’appuntamento è riservato ai giornalisti. Altre comunicazioni non ne ho ricevute”.

Ancora vergogna – Visto da fuori questo episodio dimostra una cosa sola: la giustizia vallesana e la famiglia Mongelli continuano a percorrere binari diversi. A una simile conferenza ci si sarebbe aspettata la presenza congiunta sia dei famigliari del piccolo Luca, cioè i diretti interessati in questa triste vicenda, sia delle autorità, vale a dire coloro che hanno cercato di fare luce sui fatti. Invece no. Gli inquirenti all’epoca hanno dato la colpa a un cane, ignorando gli indizi che portavano invece all’aggressione da parte di una banda di adolescenti. Adesso, dopo 10 anni di dubbie teorie, ci si presenta più disuniti che mai all’appuntamento con la presunta ‘verità’. “Io non so cosa il giudice Dupuis e il procuratore Gross comunicheranno ai media – assicura Nicola Mongelli –, non mi hanno reso partecipe in questa cosa. So solo che tutte le volte che ho chiesto lumi su alcuni dettagli delle perizie non ho ricevuto risposte esaustive. Forse temono che alla conferenza stampa possa contraddirli. Forse vogliono che creda davvero che a massacrare mio figlio sia stato un cane. Sono deluso, per l’ennesima volta”.

Prassi – La raccomandata giunta a Mongelli è firmata dal procuratore vallesano Gross. Che tramite una sua collaboratrice fa sapere: “Mongelli non sarà presente perché l’incontro è riservato ai media”. Inutile insistere sul fatto che vista la situazione il papà di Luca sarebbe dovuto essere in sala. E sulle ragioni per cui alla famiglia Mongelli non sono stati resi noti i contenuti dell’incontro con i media. “È così. È la prassi”, si limita a constatare la nostra interlocutrice.

Proteste – In Vallese (e non solo) tutti si chiedono se il caso Mongelli verrà riaperto. Il sospetto è che con la conferenza stampa di giovedì prossimo si voglia per l’ennesima volta ribadire che l’inchiesta è stata portata avanti con criterio. E il fatto che papà Nicola sia tenuto alla larga lo confermerebbe. Il popolo però non ci sta. E Laurette Bourdin-Dayer, la donna che aveva già coordinato la petizione con cui si chiedeva alle autorità valle sane di riaprire il caso, sta organizzando una manifestazione pubblica che si terrà proprio in concomitanza con la conferenza stampa. “L’appuntamento è alle 9.30 sul piazzale del ministero pubblico di Sion – spiega –. Siamo stufi di sentire bugie. Siamo stufi di dovere credere che a ridurre Luca in questo stato sia stato un cane. Quando ho iniziato a battermi per questa causa non conoscevo la famiglia Mongelli. Mi sono solo messa nei panni di genitori costretti a subire un torto del genere e a essere presi in giro dalla giustizia. Chiunque abbia a cuore la dignità umana venga con noi giovedì”.

Patrick Mancini

 

Caso Mongelli, ennesimo colpo di scena: una raccomandata ‘vieta’ al padre Nicola di partecipare all’attesa conferenza stampa delle autorità a Sion. Intanto c’è chi organizza una manifestazione popolare

SION – Il Vallese attende con il fiato sospeso la conferenza stampa di giovedì 26 gennaio. Quel giorno a Sion il procuratore generale Jean-Pierre Gross dovrebbe rivelare ai media la ‘verità’ sul caso di Luca Mongelli, il ragazzo che 10 anni fa venne trovato in fin di vita tra le nevi di Veysonnaz. Ma il conto alla rovescia verso l’appuntamento chiave della vicenda parte nel modo peggiore: Nicola Mongelli, il papà di Luca, ha infatti ricevuto una raccomandata che gli vieta di partecipare all’incontro con la stampa. “Sulla lettera – conferma – mi indicano chiaramente che l’appuntamento è riservato ai giornalisti. Altre comunicazioni non ne ho ricevute”.

Ancora vergogna – Visto da fuori questo episodio dimostra una cosa sola: la giustizia vallesana e la famiglia Mongelli continuano a percorrere binari diversi. A una simile conferenza ci si sarebbe aspettata la presenza congiunta sia dei famigliari del piccolo Luca, cioè i diretti interessati in questa triste vicenda, sia delle autorità, vale a dire coloro che hanno cercato di fare luce sui fatti. Invece no. Gli inquirenti all’epoca hanno dato la colpa a un cane, ignorando gli indizi che portavano invece all’aggressione da parte di una banda di adolescenti. Adesso, dopo 10 anni di dubbie teorie, ci si presenta più disuniti che mai all’appuntamento con la presunta ‘verità’. “Io non so cosa il giudice Dupuis e il procuratore Gross comunicheranno ai media – assicura Nicola Mongelli –, non mi hanno reso partecipe in questa cosa. So solo che tutte le volte che ho chiesto lumi su alcuni dettagli delle perizie non ho ricevuto risposte esaustive. Forse temono che alla conferenza stampa possa contraddirli. Forse vogliono che creda davvero che a massacrare mio figlio sia stato un cane. Sono deluso, per l’ennesima volta”.

Prassi – La raccomandata giunta a Mongelli è firmata dal procuratore vallesano Gross. Che tramite una sua collaboratrice fa sapere: “Mongelli non sarà presente perché l’incontro è riservato ai media”. Inutile insistere sul fatto che vista la situazione il papà di Luca sarebbe dovuto essere in sala. E sulle ragioni per cui alla famiglia Mongelli non sono stati resi noti i contenuti dell’incontro con i media. “È così. È la prassi”, si limita a constatare la nostra interlocutrice.

Proteste – In Vallese (e non solo) tutti si chiedono se il caso Mongelli verrà riaperto. Il sospetto è che con la conferenza stampa di giovedì prossimo si voglia per l’ennesima volta ribadire che l’inchiesta è stata portata avanti con criterio. E il fatto che papà Nicola sia tenuto alla larga lo confermerebbe. Il popolo però non ci sta. E Laurette Bourdin-Dayer, la donna che aveva già coordinato la petizione con cui si chiedeva alle autorità valle sane di riaprire il caso, sta organizzando una manifestazione pubblica che si terrà proprio in concomitanza con la conferenza stampa. “L’appuntamento è alle 9.30 sul piazzale del ministero pubblico di Sion – spiega –. Siamo stufi di sentire bugie. Siamo stufi di dovere credere che a ridurre Luca in questo stato sia stato un cane. Quando ho iniziato a battermi per questa causa non conoscevo la famiglia Mongelli. Mi sono solo messa nei panni di genitori costretti a subire un torto del genere e a essere presi in giro dalla giustizia. Chiunque abbia a cuore la dignità umana venga con noi giovedì”.

Patrick Mancini

Caso Mongelli, ennesimo colpo di scena: una raccomandata ‘vieta’ al padre Nicola di partecipare all’attesa conferenza stampa delle autorità a Sion. Intanto c’è chi organizza una manifestazione popolare

SION – Il Vallese attende con il fiato sospeso la conferenza stampa di giovedì 26 gennaio. Quel giorno a Sion il procuratore generale Jean-Pierre Gross dovrebbe rivelare ai media la ‘verità’ sul caso di Luca Mongelli, il ragazzo che 10 anni fa venne trovato in fin di vita tra le nevi di Veysonnaz. Ma il conto alla rovescia verso l’appuntamento chiave della vicenda parte nel modo peggiore: Nicola Mongelli, il papà di Luca, ha infatti ricevuto una raccomandata che gli vieta di partecipare all’incontro con la stampa. “Sulla lettera – conferma – mi indicano chiaramente che l’appuntamento è riservato ai giornalisti. Altre comunicazioni non ne ho ricevute”.

Ancora vergogna – Visto da fuori questo episodio dimostra una cosa sola: la giustizia vallesana e la famiglia Mongelli continuano a percorrere binari diversi. A una simile conferenza ci si sarebbe aspettata la presenza congiunta sia dei famigliari del piccolo Luca, cioè i diretti interessati in questa triste vicenda, sia delle autorità, vale a dire coloro che hanno cercato di fare luce sui fatti. Invece no. Gli inquirenti all’epoca hanno dato la colpa a un cane, ignorando gli indizi che portavano invece all’aggressione da parte di una banda di adolescenti. Adesso, dopo 10 anni di dubbie teorie, ci si presenta più disuniti che mai all’appuntamento con la presunta ‘verità’. “Io non so cosa il giudice Dupuis e il procuratore Gross comunicheranno ai media – assicura Nicola Mongelli –, non mi hanno reso partecipe in questa cosa. So solo che tutte le volte che ho chiesto lumi su alcuni dettagli delle perizie non ho ricevuto risposte esaustive. Forse temono che alla conferenza stampa possa contraddirli. Forse vogliono che creda davvero che a massacrare mio figlio sia stato un cane. Sono deluso, per l’ennesima volta”.

Prassi – La raccomandata giunta a Mongelli è firmata dal procuratore vallesano Gross. Che tramite una sua collaboratrice fa sapere: “Mongelli non sarà presente perché l’incontro è riservato ai media”. Inutile insistere sul fatto che vista la situazione il papà di Luca sarebbe dovuto essere in sala. E sulle ragioni per cui alla famiglia Mongelli non sono stati resi noti i contenuti dell’incontro con i media. “È così. È la prassi”, si limita a constatare la nostra interlocutrice.

Proteste – In Vallese (e non solo) tutti si chiedono se il caso Mongelli verrà riaperto. Il sospetto è che con la conferenza stampa di giovedì prossimo si voglia per l’ennesima volta ribadire che l’inchiesta è stata portata avanti con criterio. E il fatto che papà Nicola sia tenuto alla larga lo confermerebbe. Il popolo però non ci sta. E Laurette Bourdin-Dayer, la donna che aveva già coordinato la petizione con cui si chiedeva alle autorità valle sane di riaprire il caso, sta organizzando una manifestazione pubblica che si terrà proprio in concomitanza con la conferenza stampa. “L’appuntamento è alle 9.30 sul piazzale del ministero pubblico di Sion – spiega –. Siamo stufi di sentire bugie. Siamo stufi di dovere credere che a ridurre Luca in questo stato sia stato un cane. Quando ho iniziato a battermi per questa causa non conoscevo la famiglia Mongelli. Mi sono solo messa nei panni di genitori costretti a subire un torto del genere e a essere presi in giro dalla giustizia. Chiunque abbia a cuore la dignità umana venga con noi giovedì”.

Patrick Mancini

 

Caso Mongelli, ennesimo colpo di scena: una raccomandata ‘vieta’ al padre Nicola di partecipare all’attesa conferenza stampa delle autorità a Sion. Intanto c’è chi organizza una manifestazione popolare

SION – Il Vallese attende con il fiato sospeso la conferenza stampa di giovedì 26 gennaio. Quel giorno a Sion il procuratore generale Jean-Pierre Gross dovrebbe rivelare ai media la ‘verità’ sul caso di Luca Mongelli, il ragazzo che 10 anni fa venne trovato in fin di vita tra le nevi di Veysonnaz. Ma il conto alla rovescia verso l’appuntamento chiave della vicenda parte nel modo peggiore: Nicola Mongelli, il papà di Luca, ha infatti ricevuto una raccomandata che gli vieta di partecipare all’incontro con la stampa. “Sulla lettera – conferma – mi indicano chiaramente che l’appuntamento è riservato ai giornalisti. Altre comunicazioni non ne ho ricevute”.

Ancora vergogna – Visto da fuori questo episodio dimostra una cosa sola: la giustizia vallesana e la famiglia Mongelli continuano a percorrere binari diversi. A una simile conferenza ci si sarebbe aspettata la presenza congiunta sia dei famigliari del piccolo Luca, cioè i diretti interessati in questa triste vicenda, sia delle autorità, vale a dire coloro che hanno cercato di fare luce sui fatti. Invece no. Gli inquirenti all’epoca hanno dato la colpa a un cane, ignorando gli indizi che portavano invece all’aggressione da parte di una banda di adolescenti. Adesso, dopo 10 anni di dubbie teorie, ci si presenta più disuniti che mai all’appuntamento con la presunta ‘verità’. “Io non so cosa il giudice Dupuis e il procuratore Gross comunicheranno ai media – assicura Nicola Mongelli –, non mi hanno reso partecipe in questa cosa. So solo che tutte le volte che ho chiesto lumi su alcuni dettagli delle perizie non ho ricevuto risposte esaustive. Forse temono che alla conferenza stampa possa contraddirli. Forse vogliono che creda davvero che a massacrare mio figlio sia stato un cane. Sono deluso, per l’ennesima volta”.

Prassi – La raccomandata giunta a Mongelli è firmata dal procuratore vallesano Gross. Che tramite una sua collaboratrice fa sapere: “Mongelli non sarà presente perché l’incontro è riservato ai media”. Inutile insistere sul fatto che vista la situazione il papà di Luca sarebbe dovuto essere in sala. E sulle ragioni per cui alla famiglia Mongelli non sono stati resi noti i contenuti dell’incontro con i media. “È così. È la prassi”, si limita a constatare la nostra interlocutrice.

Proteste – In Vallese (e non solo) tutti si chiedono se il caso Mongelli verrà riaperto. Il sospetto è che con la conferenza stampa di giovedì prossimo si voglia per l’ennesima volta ribadire che l’inchiesta è stata portata avanti con criterio. E il fatto che papà Nicola sia tenuto alla larga lo confermerebbe. Il popolo però non ci sta. E Laurette Bourdin-Dayer, la donna che aveva già coordinato la petizione con cui si chiedeva alle autorità valle sane di riaprire il caso, sta organizzando una manifestazione pubblica che si terrà proprio in concomitanza con la conferenza stampa. “L’appuntamento è alle 9.30 sul piazzale del ministero pubblico di Sion – spiega –. Siamo stufi di sentire bugie. Siamo stufi di dovere credere che a ridurre Luca in questo stato sia stato un cane. Quando ho iniziato a battermi per questa causa non conoscevo la famiglia Mongelli. Mi sono solo messa nei panni di genitori costretti a subire un torto del genere e a essere presi in giro dalla giustizia. Chiunque abbia a cuore la dignità umana venga con noi giovedì”.

Patrick Mancini

Caso Mongelli, ennesimo colpo di scena: una raccomandata ‘vieta’ al padre Nicola di partecipare all’attesa conferenza stampa delle autorità a Sion. Intanto c’è chi organizza una manifestazione popolare

SION – Il Vallese attende con il fiato sospeso la conferenza stampa di giovedì 26 gennaio. Quel giorno a Sion il procuratore generale Jean-Pierre Gross dovrebbe rivelare ai media la ‘verità’ sul caso di Luca Mongelli, il ragazzo che 10 anni fa venne trovato in fin di vita tra le nevi di Veysonnaz. Ma il conto alla rovescia verso l’appuntamento chiave della vicenda parte nel modo peggiore: Nicola Mongelli, il papà di Luca, ha infatti ricevuto una raccomandata che gli vieta di partecipare all’incontro con la stampa. “Sulla lettera – conferma – mi indicano chiaramente che l’appuntamento è riservato ai giornalisti. Altre comunicazioni non ne ho ricevute”.

Ancora vergogna – Visto da fuori questo episodio dimostra una cosa sola: la giustizia vallesana e la famiglia Mongelli continuano a percorrere binari diversi. A una simile conferenza ci si sarebbe aspettata la presenza congiunta sia dei famigliari del piccolo Luca, cioè i diretti interessati in questa triste vicenda, sia delle autorità, vale a dire coloro che hanno cercato di fare luce sui fatti. Invece no. Gli inquirenti all’epoca hanno dato la colpa a un cane, ignorando gli indizi che portavano invece all’aggressione da parte di una banda di adolescenti. Adesso, dopo 10 anni di dubbie teorie, ci si presenta più disuniti che mai all’appuntamento con la presunta ‘verità’. “Io non so cosa il giudice Dupuis e il procuratore Gross comunicheranno ai media – assicura Nicola Mongelli –, non mi hanno reso partecipe in questa cosa. So solo che tutte le volte che ho chiesto lumi su alcuni dettagli delle perizie non ho ricevuto risposte esaustive. Forse temono che alla conferenza stampa possa contraddirli. Forse vogliono che creda davvero che a massacrare mio figlio sia stato un cane. Sono deluso, per l’ennesima volta”.

Prassi – La raccomandata giunta a Mongelli è firmata dal procuratore vallesano Gross. Che tramite una sua collaboratrice fa sapere: “Mongelli non sarà presente perché l’incontro è riservato ai media”. Inutile insistere sul fatto che vista la situazione il papà di Luca sarebbe dovuto essere in sala. E sulle ragioni per cui alla famiglia Mongelli non sono stati resi noti i contenuti dell’incontro con i media. “È così. È la prassi”, si limita a constatare la nostra interlocutrice.

Proteste – In Vallese (e non solo) tutti si chiedono se il caso Mongelli verrà riaperto. Il sospetto è che con la conferenza stampa di giovedì prossimo si voglia per l’ennesima volta ribadire che l’inchiesta è stata portata avanti con criterio. E il fatto che papà Nicola sia tenuto alla larga lo confermerebbe. Il popolo però non ci sta. E Laurette Bourdin-Dayer, la donna che aveva già coordinato la petizione con cui si chiedeva alle autorità valle sane di riaprire il caso, sta organizzando una manifestazione pubblica che si terrà proprio in concomitanza con la conferenza stampa. “L’appuntamento è alle 9.30 sul piazzale del ministero pubblico di Sion – spiega –. Siamo stufi di sentire bugie. Siamo stufi di dovere credere che a ridurre Luca in questo stato sia stato un cane. Quando ho iniziato a battermi per questa causa non conoscevo la famiglia Mongelli. Mi sono solo messa nei panni di genitori costretti a subire un torto del genere e a essere presi in giro dalla giustizia. Chiunque abbia a cuore la dignità umana venga con noi giovedì”.

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Maria Rosa DOMINICI

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psicologa,psicoterapeuta vittimologa,membro dell'Accademia Teatina delle Scienze,della New York Academy ofSciences,dell'International Ass. of Juvenile and Family Court Magistrates,della Società Italiana di Vittimologia,della W.S.V.,dell'Ass.internazionale di Studi Medico Psico Religiosi.,docente di seminari di sessuologia, criminologia e vittimologia in università Italiane e straniere,esperta per progetti Daphne su tratta di minori e sfruttamento sessuale,creatrice del progetto Psicantropos,autrice di varie pubblicazioni,si occupa di minori e reati ad essi connessi da 40 anni.

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Uma Resposta para “(Italiano) Al momento della verità, il papà di Luca non è ammesso”

  1. cosa si può commentare, i giudici spesso zerbini dei potenti malavitosi, che mostrano le loro lacune in casi simili, e ce ne sono molti.


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