La variabile umana,recensito da Joseph Moyersoen sul sito del T.M di Milano,segnalato da Francesco Vitrano
Inserito il 29 agosto 2013 da Maria Rosa DOMINICI
Una profonda gratitudine per questa recensione e segnalazione,noi tutti vediamo e sapiamo..ma credo nel potereche i meccanismi di identificazione e proiezione che un film provoca possano portare ad una giusta e critica consapevolezza in quei giovani che si possano trovare cosi invischiati in consapevoli o inconsapevoli vittimizzazioni che travolgono e sconvolgono la loro dignità ed autostima.
Maria Rosa Dominici
La variabile umana, di Bruno Oliviero
Un giallo ambientato a Milano che indaga nel fenomento della prostituzione minorile, presentato al Festrival di Locarno 2013
Un noir ambientato nella “Milano da bere” di oggi, il giro di droga e prostituzione che coinvolge giovanissime ragazze, le difficoltà del rapporto generazionale padre-figlia e del superamento di un trauma familiare, sono solo alcuni fra gli ingredienti che condiscono e scandiscono questo primo lungometraggio di fiction di Bruno Oliviero. Ulrich, un costruttore di successo, viene trovato dalla moglie (Sandra Ceccarelli) al suo rientro a casa da una festa notturna, riverso in una pozza di sangue. A condurre l’indagine sull’omicidio viene chiamato l’ispettore Monaco (Silvio Orlando), per la sua riservatezza e discrezione vista la delicatezza del caso. L’ispettore, coadiuvato dal collega-allievo Levi (Giuseppe Battiston), riprende così il pieno ritmo di lavoro dopo un periodo di crisi per la perdita della propria moglie, in cui si è immerso nella solitudine allontanandosi da tutto e tutti, compresa la figlia Linda (Alice Raffaelli), anch’essa costretta ad affrontare il vuoto esistenziale che le è piombato addosso. Nella stessa notte, Linda viene portata in Commissariato in quanto sorpresa con due amici nella periferia milanese a sparare a delle bottiglie con la pistola d’ordinanza del padre. Due fatti apparentemente scollegati fra loro sui quali la cinepresa si muove per scoprire e ricostruire gli antefatti con sequenze parallele su due binari, con la concentrazione di tutti – com’è ovvio anche dei media – sul primo mentre i binari inizialmente lontani sembrano lentamente avvicinarsi. Assistiamo coinvolti agli sviluppi di un’indagine diretta dall’ispettore Monaco, che rispecchia la ricerca interiore di una sua propria verità e stabilità, che dovrà affrontare più volte un conflitto tra il rispetto della legge e il ruolo di padre, che si deve scontrare e confrontare coi propri sensi di colpa.
Ben recitato da un cast già collaudato in altri set, il regista presenta un’insolita Milano by night i cui lati più oscuri vengono messi a nudo, dove lo sfarzo di paillettes e abiti firmati viene sostituito da una pioggia incessante e da riflessi di luci colorate e confuse, ben combinate dal direttore della fotografia Renaud Personnaz. Anche le musiche sono degne di nota, perché il compositore scelto è Michael Stevens, che vanta collaborazioni con registi del calibro di Clint Eastwood.
Bruno Oliviero approda alla fiction con un bagaglio esperienziale da documentarista. Tra i suoi lavori si segnalano “Milano 55,1” (2011), sulla presenza della mafia in Lombardia, “MM Milano Mafia” (2011) sulla politica, “Il giudice e il segreto di Stato” (2012), sulla giustizia e il terrorismo in Italia. Milano quindi è il filo rosso che lega i tre documentari citati e l’ultima opera “La variabile umana”.
Se i simboli della “Milano da bere” degli anni craxiani del boom economico erano la torre Velasca e il Pirellone, ora i simboli sono i nuovi edifici come la torre Unicredit e le due gemelle Garibaldi Technimont, che hanno rivoluzionato lo skyline della città. Una città molto cambiata secondo l’Ispettore Monaco, non solo dal punto di vista architettonico ma anche e soprattutto da un punto di vista esistenziale, logorata dall’interno come da un cancro che volge alla metastasi.
Inutile citare il caso di Ruby Rubacuori, visto che il regista smentisce ogni riferimento: ”E’ un progetto del 2009 non ho l’ossessione per Silvio Berlusconi, non abbiamo integrato la pellicola con la cronaca. Usare il corpo per fare le scalate sociali, di questo parlo – sottolinea il regista – il senso di relazione con il potere. E’ esploso nel caso delle Olgettine. Ci siamo bene documentati, queste cose c’erano già, i processi le hanno solo tirate fuori”. ”Ho conosciuto la Milano da bere degli anni Ottanta – ricorda Silvio Orlando – l’euforia un po’ ebete che aveva contagiato tutto. La deriva di quegli anni è lo sfondo del film, scopriamo l’acqua calda, cioè che è stato ufficializzato, sdoganato un certo modo di fare”.
Ma più l’acqua calda il film scopre un fenomeno sociale nuovo, che i dati giudiziari confermano andare oltre al caso singolo e isolato: giovanissime ragazze a caccia di denaro, di avventure, di nuove emozioni e di attenzioni, finiscono a prostituirsi nei luoghi dove sanno trovare i clienti come Ulrich, che a loro volta non guardano in faccia alle ragazze e poco importa se non hanno 18 anni e se con questo stile di vita perdono oltre che la verginità anche la voglia di vivere e di sognare.
di Joseph Moyersoen
In collaborazione con:
Tribunale e Procura per i Minorenni di Milano (Sito ufficiale)
Via Leopardi 18, 20123 Milano (vedi mappa)
Redazione sito: info@tribunaleminorimilano.it
FB Comments
Tags | autostima, bruno oliviero, commissariato, indagine, omicidio, prostituzione minorile, ritmo di lavoro, sandra ceccarelli, silvio orlando, umana