LETTERA APERTA AD UN PADRE
Inserito il 10 febbraio 2013 da Silvia CROCI
Pubblico la lettera che una ragazzina di 16 anni, ha scritto al padre; una richiesta di rapporto, di amore, di cura. Per riservatezza ho cambiato nomi e cognomi.
Chiara è la figlia di una collega, che mi viene inviata per effettuare alcuni colloqui di tipo supportivo a causa di problematiche nel rapporto con il padre.
La coppia genitoriale è separata da oltre 12 anni e via via il rapporto tra padre e figlia si è fatto sempre più superficiale, a volte “recitato”, pieno di cose non dette, conflittuale, rabbioso.
Il padre lavora all’estero dove si reca tutti i mesi per circa 2 settimane.
Dalla separazione molte sono le fidanzate che si sono avvicendate e tutte sono state presentate e coinvolte nella quotidianità alla figlia fin da quando aveva circa 6 anni. La struttura della famiglia di origine del padre è anaffettiva e narcisistica.
L’intento di questa pubblicazione è di dare un senso al dolore, alla sofferenza, alla fatica di questa ragazzina. Inoltre credo che possa essere d’aiuto ad altre ragazze che si trovano nelle sue condizioni e mi auguro vivamente che possa essere di aiuto a tutti quei padri che non hanno saputo accogliere ed esaudire il grido di richiesta di amore delle proprie figlie, siano essi separati oppure no.
“Faccio fatica a parlarti e ho pensato di scriverti.
Voglio dirti le cose che mi danno fastidio e che non riesco a dirti.
Fatico ad abituarmi che ci sei, poi che non ci sei … poi che ti devo parlare per telefono … mi sento “obbligata” a vederti quando parti e quando torni. E a volte cerco delle scuse per evitarti.
E’ difficile avere un rapporto, ed anche a mantenerlo se c’è discontinuità sempre.
Già è difficile così in più se aggiungi altre persone o situazioni è impossibile. Per non parlare del fatto che anche fossimo io e te per me è difficile perché dopo un po’ non so più di cosa parlare. Se avessimo un vero rapporto ci basterebbero i silenzi (come con la mamma) ma dato che non c’è un rapporto vero e fondato, stare in silenzio mi mette in imbarazzo.
Tolto le volte che ti aggiorno quando sei via, dopo un po’ non so più cosa dirti.
Quindi ti chiedo una volta per tutte quando ci vediamo di essere solo io e te e di stare periodi più lunghi. Nella speranza di riuscire a costruire un rapporto solido.
Mi da fastidio essere criticata da te quando non sai come stanno le cose, cosa penso, come mi sento, dove sono, quello che faccio, quanto studio in rapporto alla voglia che ho ..
Mi da fastidio quando ti lamenti e fai la vittima con me, quando io non sto qua a spassarmela. Non ho un fidanzato, non approvo il comportamento del nonno e di conseguenza la fidanzata che ha dopo la morte della nonna, di per sé. Mi da fastidio tutto quel mondo. Ma è come dire a una comunità di ciechi che sono ciechi. Tanto rimangono ciechi.
Mi sento un’estranea perché non accetto i comportamenti e le persone che tu accetti, perché non sono come tutti voi Boattini maschi, perché siete solo maschi (famiglia vera, non estensione).
Quando invento scuse è perché non riesco a dirti le cose e per questo ti sto scrivendo, oppure perché ho paura di ferirti e mi dispiace il pensiero che tu ci stia male. Ma poi mi viene la rabbia perché mi fa arrabbiare che io e non tu debba proteggerti.
Io non so neanche se ho voglia di andare a Londra con te a Pasqua perché sarebbe ogni volta dare vita a questo circolo vizioso di andare in vacanza quando in realtà non riusciamo a trovare qualcosa di vero a casa quindi figuriamoci in un altro posto.
Non credo neanche che non fare vacanze assieme, sia la soluzione ma iniziare qualcosa a casa, continuare in vacanza, essendo già a buon punto, magari è un idea. Per non parlare del fatto che nella maggior parte delle vacanze c’era sempre qualcosa da vedere e fare. Come puoi conoscere l’esterno se fra te e la persona di fianco a te non c’è sintonia ?
Essendo stata così bene quest’ anno in Spagna in vacanza studio, ripetere l’esperienza in un posto diverso, ossia in Francia credo sia una soluzione, perché oltre allo studio e alla vacanza, stacco un po’ da voi. Con la mamma che c’è sempre e da te con la fatica che faccio nel rapporto con te.
Ci vuole un po’ per costruire qualcosa di vero, in alcune condizioni non così facilmente realizzabili in poco tempo. Poi devi iniziarlo e non lo puoi lasciare a metà, devi coltivarlo, mandarlo avanti, farlo crescere come una piantina. Poi forse, quando abbiamo costruito qualcosa, fare a giugno una vacanza ma magari in barca dove non c’è nessuno che conosciamo, non c’è niente da vedere di specifico che rapisca la nostra attenzione è forse la cosa migliore.
E infatti credo di essere stata così bene in Spagna perché mi ero distaccata da te e dalla mamma e sono solo io che penso a me stessa, che non ho la mamma che mi fa da chioccia e te così in bilico e per una volta sono io che sono partita e credo che ripartire questa volta per la Francia e con qualche amica nuova in più sia una gran bella soluzione per me stessa.
E parlando dell’estate mi piacerebbe poter stare a Cesenatico come l’anno scorso anche perché con il cane sarebbe molto più dura essere a Lido di Savio. Infatti quando la mamma va a lavorare la mattina io rimarrei la da sola, mentre a Cesenatico potrei essere indipendente e autonoma, stare sia con le amiche che con il mio cane Cosimo che non è una pianta, che non è una borsa, che non è un computer o qualcosa di materiale che lasci a casa e si ricaricano le batterie.
E’ un essere vivente che ho voluto, che ho scelto come volevo, che gli ho dato il nome che volevo e che non voglio abbandonare un estate ma neanche per godermelo stare isolata a Lido di Savio.
Vorrei, egoisticamente stare bene: sentirmi bene con me stessa, prendermi cura di Cosimo e coltivare le amicizie con cui mi sono tanto divertita questa estate.
E in ultimo il lunedì che torni vado a sentire con l’Agata quali sono i rischi di un piercing all’ombelico perché per il tatuaggio avete fatto un gran casino te e la mamma.”
Ciao
Chiara
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