La scandalosa gratuità del perdono,di Paolo Billi,visto da Maria Rosa Dominici
Inserito il 23 ottobre 2021 da Maria Rosa DOMINICI
La gratuità è già nell’essenza del termine” per -dono”,ed è un dono quello che Paolo Billi ha fatto con questa parabola del Figliol prodigo,resa laica ma estremamente CRISTIANA ,anche qui il Padre si fa Figlio e il Figlio si fa Padre .Sin dai primi momenti l’essere di chi osserva si fa duplice,spettatore e interprete,laico e credente,gli atti teatrali,non lo sono piu’,sono stazioni,come quelle della via Crucis o via dolorosa ed ,io,come credo anche altri, nel silenzio,della fredda notte pontremolese,nel silenzio delle nostre ombre radenti e frettolose per giungere a piedi all’altra chiesa,all’altra stazione ripercorrevamo nel corpo e nella mente la personale esperienza,perdono per procedere,pentimento per modificarsi e rinascere,quale nuova Resurrezione…
E nel cuore e nella mente e negli arti percorsi da brividi emotivi,pensavo ai tanti ragazzi e tante ragazze che attendono questa esperienza e rivelazione nei vari Istituti Penali Minorili,pensavo a loro che ho visto attori in vari lavori teatrali,a loro va tutta la mia riconoscenza,moltissimi anni fa,dopo uno spettacolo dentro il carcere minorile del Pratello e pensandomi come,allora,Giudice Onorario,scrissi”piu’ teatro,meno carcere”per il grande potere di resilienza che questo aveva sui giovani detenuti.
La grande scelta di agire le azioni teatrali in 4 chiese d’epoca,bellissime e suggestive,aveva già creato in me una disponibilità emotiva visionaria,decidendo di lasciar fluire il sentire,piuttosto che il razionale,c’era la supremazia del linguaggio dei corpi e la suggestione del simbolico,laico e cristiano,in cerca di un possibile fondersi e confondersi come nella scelta dell’abigliamento informe e identico,il maschile e il femminile con una sorta di pigiama rosato,insieme al bianco della tovaglia del vassoio e del velame e al rosso della fiammella della candela accesa,rito del ritmo di apertura e chiusura della scena, non piu’ il sipario,ma,…stupendo il rito nel rito.L’emozione intensa la comunicai la notte stessa a Paolo Billi,gli scrissi “Meraviglioso,è talmente pieno di linguaggi,simboli,emozioni e sensazioni da sembrare un viaggio psichedelico,come se gli ambienti compenetrassero gli attori e viceversa.Una funzionalità che mi ha creato due visioni,una sacra e una blasfema,specie nell’ultima chiesa (in realtà solo ora che sto scrivendo mi rendo conto che era la terza stazione/chiesa),quasi fuori dalla dimensione.Sto vivendo una sincronicità sul piano della riflessione religiosa riguardo al perdono,di cui mi occupo ultimamente.Altro linguaggio non verbale,i quadri alle spalle degli attori,cosi come il rito del frantumare le stoviglie e l’accensione della candela,fuoco che arde e illumina,starei fino all’alba a parlarne”….questo l’entusiasmo immediato che permane,facendomi intuire sempre piu’ livelli criptici fra il diurno e il nictomorfo,quasi un sentire,percepire ,intuire ,in continuo divenire
La prima Stazione,chiesa di San Geminiano-Pontremoli
Nella prima stazione della via Crucis,vi è la condanna di Gesu’
Un figlio in piedi,su di uno sgabello,,un padre seduto,una madre seduta una ragazza col vassoio desco,un martello,un piatto,un candelabro,la ragazza frantuma il piatto,la voce monotona del figlio che si racconta,il padre con il volto fra le mani,in un altare vi è già un Cristo inginocchiato,caduto sotto il peso della croce,come questo figliol prodigo che torna sotto il peso della colpa,messa dagli altri e nessuno solleva questa croce,anzi si spezza il piatto,alla fine del quasi dialogo col padre e il parlare della madre si accende la candela,ambivalente codice,spezzo e accendo,una fine e un nuovo inizio?la speranza?Già,la speranza di cui non conosciamo il volto,nel frammentato quadro,vediamo ginocchia,spalle,mani,vesti ricche,ma nessuno sguardo,una nuca del presunto figlio,nell’abbraccio del presunto padre.Uscendo dalla sacralità della chiesa per immergersi nella laicità del percorso,fra stade buie,solitarie e silenziose,scorgo quasi nascosta dalla porta una madre nella grotta,quella Sacra,è la Madonna di Lourdes.Non ci sono stati applausi,l’intimità e il dolore manifesto ,con il pudore che implicano, non lo permettono,il luogo,vincola….e intanto mi restano dentro parole,frasi,un alfabeto morse,punto,virgola,punto”voglio uscire nel mondo”,”mi sono liberato della mia morte e ora mi libero dal pensiero della tua morte”,”io ritrovo il mio ruolo di figlio….ora padre sei diventato prodigo”,una donna”lascia andare tutte le ansie e gli errori commessi”,ma il figlio resta solo,prostrato e coperto da un velo.
II°Stazione.Chiesa di San Nicolo’ -Pontremoli
Viene data la Croce a Gesu’
Nella notte,sempre piu’ buia e fredda,si procede sull’acciottolato nell’attesa ,nella seconda chiesa, di una evoluzione o involuzione,gli abiti di scena,volutamente asessuati,pigiami che preludono al sonno della mente,della coscienza,dell’indifferenziato che si differenzia?
La ragazza col vassoio rompe una tazza col martello,una ragazza,corre,danza,imita il vento,mormora”il perdono esiste”il padre ha in mano un lungo ramo frondoso.Questa danza mi fa evocare quella di Salomè con il San Giovanni decapitato x compiacere…un mea culpa? un padre -albero,radice e origine?”perchè mi lascia?”…anche nel padre ,prende spazio il pensiero della colpa.In questa chiesa,un significativo crocefisso alle spalle della scena centrale, all’altare maggiore,rifletto….emblema del Padre che ha voluto il sacrificio del Figlio per il riscatto della colpa e quindi quel pentimento che arriva dopo la faticosa gratuità del perdono?!,in effetti ci sono parole di un accusa”tuo figlio è cambiato perchè tu sei cambiato”!!!…”ed è questo riconoscerti Padre che ti permette di dare a tuo Figlio la possibilità di essere Figlio”…e come novello sipario ,riappare la ragazza che rompe le stoviglie,ma ora accende la seconda candela ,dal trauma alla luce,dal nictomorfo gelido al calore di una fiammella-luce che incalza dentro il comprensibile o l’incomprensibile emotivo che si agita dentro ognuno ,nel timore di non capire e nella paura di identificarsi con antiche ombre,mai dissipate,del nostro passato,in ognuno c’è un figlio e un genitore.
III° Stazione.Chiesa di Santa Cristina.-Pontrmoli
Gesu’ cade per la prima volta
La via Crucis,dolorosa per giungere alla terza stazione è lunga,attraversi un ponte,la notte buia,fredda,illuminata da una splendida luna,quasi indifferente,impassibile,quali e quanti fantasmi possono esserci compagni di strada nella memoria delle cadute sotto la croce della vita di ognuno di noi,siamo sicuri di essere spettatori,o anche noi siamo attori itineranti nell’atto scenico?Ogni atto,per me diventa preghiera,mi fa essere strumento.Questo entrare ed uscire dal Sacro al profano,mi turba,penso che anche tutti noi,insieme e anonimi sconosciuti,stiamo facendo un percorso,per rivisitare la colpa e/o per ottenere con fatica,conquistando consapevolezze sopite,il perdono?Quel perdono che chiedi x essere morto e/o per essere vivo?Tutto questo accade solo perchè riconosciamo il tempo e il valore del pentimento,mai immediato,non è un istinto,è una riflessione postuma,lenta,progressiva,metamorfica,cosi come lo è nel rapportarsi con l’altro,prima,spesso,sconosciuto,specie se manca la comunicazione,senza essa,non vi può essere la relazione.E’ fredo nell’attesa di entrare nella terza stazione,qualcosa si sta sciogliendo,il precedente silenzio da spazio a chiacchiericci anonimi.Dopo aver attraversato il ponte,quasi incontro ad altro invisibile,dopo aver toccato il visibile del confronto umano,quasi carnale fra padre e figlio,siamo ancora nel pre-perdono e pre pen-timento,si entra,anche qui un crocefisso-figlio per espiare i peccati altrui,la musica è quasi un ritmo monocorde,c’è una sorta di tempo sospeso,la ragazza ha il martello in mano,non credo,non ricordo se rompe qualcosa…tutto è già stato punito,distrutto?questo strumento non serve piu’,non ci sono piu’ chiodi per crocifiggere?Ora è il tempo del figlio maggiore,quello negato,messo in ombra,quasi non meritevole benchè osservante la legge del Padre,qui il maschio primogenito fatto donna “Padre tu non hai fatto altro che tenermi accanto a te,hai diviso l’eredità…e sono il maggiore”.Qui il Padre non c’è ,è integrato,fuso con il Figlio il quadro scenografia in cui si vede di spalle un uomo quel “Viandante davanti al mare di nebbia”…la stessa che annulla i confini,confonde i ruoli,di fronte al lato opposto,invece”Il volto di Padre” con una sorta di sole oscuro ale spalle…un padre ingiusto che ha perdonato subito,dove è la Giustizia?Lo stesso figlio prodigo sottolinea “non mi piacciono le feste,sono qui solo per rispetto di mio Padre….MI PIACE QUELL’ORDINE CHE MIO PADRE SEMBRA AVER SMARRITO”.
“Se tu chiedi perdono,vivrai per sempre”,già la promessa della vita eterna.
Il diaologo sul perdono fra sorella e fratello,sembra esprimere l’esigenza di una legge morale,la Verità rende Liberi…e viene accesa la candela sul vassoio privo di frantumi.Si esce e si attende fuori dall’ingresso principale della IV° stazione,ed accade un Segno che arriva da strade misteriche,l’inconscio che comunica,lei si avvicina ,c’è empatia immediata,ci unisce una perdita comune che ha creato in entrambe un ponte con l’invisibile tramite il cuore pieno d’Amore,identità con esperienze speculari,come di fatto tutta questa esperienza è stata e sta x concludersi
IV° Stazione.Oratorio Nostra Donna
Gesu’ incontra la Madre
IV°,Ultima stazione della via dolorosa,si entra da una portoncina secondaria,stretta,scendendo scalini consunti in una penombra,chinandosi per superare lo stretto passaggio da forche caudine e mi viene in mente l’attuale uso delle Pietre d’Inciampo,come le cadute di Gesu’ nella Via CrucisLa chiesa ,magnifica nella sua struttura di personalità,quasi rotonda come un ventre che contiene,come Nostra Donna,come Nostra Madre,ma anche giudicante come le immobili statue barocche ,in alto,bianche,che sembrsno guardare verso il basso, quel figlio che si rein-feta,feto pronto ad essere partorito a nuova vita o relegato nel mai nato?Lui striscia per terra,ruota sembra volersi liberare dai veli ,mentre la sorella si risveglia decisa ad essere lei ,ora,quella che abbandona il Padre e la Madre.LUI,FIGLIO,SEMPRE PIU’ RISTRETTO IN VELI OMNIIOTICI CHE NE IMPEDISCONO L’USCITA NEL PARTO,MENTRE SULLA DORMIENTE VI E’ UN OCCHIO,SGUARDO VIVO SULLA TELA STATICA.
Sull’altare Maria Madre,nella scena,madre che si toglie il velame del tacere,la dinamica del dialogo fra i fratelli,scambio di accuse ed inviti,l’uno ,appena tornato resta,l’altra se ne va delegando al fratello,l’abbraccio al padre.L’atto si chiude con il simbolo delle frattureimprezziosite dall’oro ,il KINTSUGI, riparazione,ricongiungere.L’AGIRE INVERTITO,LO SCAMBIO DELLE PARTI PERMETTONO AD ENTRAMBE L’ESPERIENZA DELLA LIBERTA’ E DELLA GRATUITà DEL PERDONO CHE HA INGENERATO IL PENTIMENTO,QUELLO CHE TUTTI SENTONO,SENTIAMO IN UNO SCROSCIO ,LUNGO E DURATURO DI APPLAUSI LIBERATORI
Dopo la notte di Pontremoli e l’esperienza de “LA SCANDALOSA GRATUITA’ DEL PERDONO”,sono passati alcuni giorni ed è ancora cosi piena,in me,l’intensità del sentire,specie pensando alle ragazze dell’IPM,ai tanti giovani che ancora restano reclusi negli Istituti Penali Minorili,loro stessi figli e figlie di questa parabola ed anche soggetti preziosi ,unici e irripetibili come ogni kintsugi…allora sento dentro me una musica,come quel canto liturgico
“O Signore fa di me uno strumento della tua Pace
dove c’è odio ,fa che io porti l’Amore
dove c’è offesa,ch’io porti il Perdono
dove c’è discordia che io porti l’Unione
dove c’è dubbio ch’io porti la Fede
dove c’è errore ch’io porti la Verità
dove c’è disperazione ch’io porti la Speranza
dove c’è tristezza ,ch’io porti la Gioia
dove ci sono le tenebre ch’io porti la Luce
In questo spettacolo ho incontrato e trovato tutto questo,grazie a tutti dell’averci,dell’avermi reso partecipe,
Maria Rosa Dominici
Il per-dono considero più un regalo a chi perdona che a chi viene perdonato. Perdonando qualcosa a qualcuno mi libero di una cosa brutta che mi è stata fatta nel passato. Perdonando mi faccio il regalo della libertà di quello che mi è stato fatto.
Purtroppo chi chiede per-dono a chi ha fatto una cosa brutta mi sembra spesso che lo chieda come autorizzazione di continuare e ripettere le stesse cose brutte.
Perdono sempre per liberarmi, ma non mi sento costretta di continuare a subire. Chi si rende conto e smette di farmi del male può restare, chi continua o di chi temo che possa continuare escludo dalla mia vita per proteggere me stessa.
Non vuol dire che non perdono e non vuol dire nemmeno che io non abbia compassione con chi mi ha fatto male perché le ferite e debolezze di questa persona che l’hanno portato di comportarsi così con me le vedo. Queste vecchie ferite però per cui non sono risponsabile e che non posso curare non sono disposta di soffrire. Mi alzo e mi allontano quando ho la possibilità di farlo. Le mie forze mi servono per altro – non solo per me (nonostante che sia giusto di utilizzare il mio tempo di vita e la mia energia anche per me), ma per chi mi sento responsabile, chi amo e chi dipende da me.