Archeologia,vittima perenne…dal blog di Pier Luigi Montalbano
Inserito il 10 marzo 2015 da Maria Rosa DOMINICI
Letta la liberatoria che saggiamente Pier Luigi Montalbano ha messo sul suo interessantissimo blog,ossiaQuotidiano di storia e archeologia,inserisco nel sito di vittimologia questo pezzo veramente significativo, “vittima è colui che subisce danno “…e noi tutti lo siamo quando testimonianze irripetibili vengono tolte all’Umanità
grata
Maria Rosa Dominici
sabato 28 febbraio 2015
Archeologia. Dieci luoghi storici distrutti per sempre dal fanatismo dell’uomo
di Annalisa Lo Monaco
E’ stato diffuso poche ore fa un terribile filmato, girato nella città di Mosul, l’antica capitale assira Ninive, dove si vede un gruppo di uomini che distrugge opere d’arte che risalgono ad alcuni secoli prima di Cristo, all’apice dello splendore di quella civiltà. Lo scempio é stato perpetrato da seguaci dell’ISIS, sedicente califfato islamico, non nuovo ad azioni di questo tipo. I danni sono incalcolabili, non solo per l’Iraq, ma per il mondo intero. Purtroppo gli esseri umani hanno la capacità di distruggere testimonianze preziose della storia del pianeta, non solo in scenari di guerra, ma anche per vandalismo, stupidità, ignoranza e superficialità.
La pietra di Singapore
Il masso colossale (3 metri di altezza e 3 metri di larghezza), conosciuto come Pietra di Singapore, si trovava alla foce del fiume Singapore, ed era legato a una leggenda del XIV secolo, che raccontava di un uomo forzuto di nome Badang, che avrebbe scagliato la pietra in quel posto. La pietra era ricoperta da un’iscrizione consunta che non potrà mai più essere decifrata, dato che un ingegnere l’ha fatta esplodere nel 1843, mentre costruiva un forte. Uno dei frammenti è stato preservato ed é ora esposto al National Singapore Museum. La pietra aveva 50 linee di iscrizioni in una lingua sconosciuta, che probabilmente era una variante dell’antico giavanese dei secoli tra il decimo e il quattordicesimo. Scoperta nel 1819, la pietra e la zona circostante erano considerata sacre, ma nel 1843 l’esercito britannico, per allargare la foce del fiume e costruire un forte, la fece saltare in aria, e i pezzi furono utilizzati come materiale da costruzione, manto stradale, e una panchina. Anche se alcuni frammenti sono stati salvati, il luogo sacro è stato completamente
annientato, con la maggior parte del testo della pietra cancellato per sempre.
L’albero senatore
In un giorno imprecisato di circa 3500 anni fa, il seme di un albero di cipresso cadde a terra in quella che oggi é la Florida, e mise radici. Nel corso dei millenni è cresciuto fino a un’altezza di 36 metri, e ha visto la nascita di Gesù Cristo, l’arrivo di Colombo, il crollo di Wall Street, e la caduta del muro di Berlino. Il “senatore” è stato anche onorato dal Presidente degli Stati Uniti Coolidge nel 1929. Nel 2012 una tossicodipendente locale, Sara Barnes, si arrampicò sull’albero, ma quando si fece buio, accese un fuoco per aiutarsi a vedere. Il fuoco immediatamente fece ciò che era prevedibile facesse, finendo completamente fuori controllo. Secondo il personale dei servizi di emergenza, il vecchio senatore ha bruciato “come un camino” per un paio di ore, prima di crollare in un mucchio di cenere. La Barnes è stato arrestata ed é finita in prigione, e come é stato riferito dagli amici, lei stessa non riusciva a credere di aver bruciato un albero più vecchio di Gesù.
Isola di Nauru
La piccola isola di Nauru è oggi conosciuta perché ospita uno dei tetri centri di detenzione off-shore in Australia. Solo un secolo fa, però, era considerata un paradiso terrestre. Quando gli Europei la scoprirono nel 18° secolo, era coperta di vegetazione tropicale lussureggiante, tanto che fu chiamata ufficialmente Pleasant Island. Ancora oggi le immagini delle sue spiagge sono così incredibilmente perfette che si potrebbe pensare che siano state ritoccate con Photoshop. La foto qui sopra mostra l’intera Nauru come é oggi, un mucchio di pietre privo di vita. Purtroppo per gli abitanti di Pleasant Island, la loro terra si trovava proprio sulla cima di uno dei più grandi giacimenti di fosfato del pianeta. A partire dal 1900, varie potenze coloniali hanno spogliato l’isola. Quando Nauru ha dichiarato l’indipendenza nel 1960, il nuovo governo ha continuato a distruggere l’isola, lasciando dietro di sé una terra desolata in cui nulla può crescere. Anche se Nauru tecnicamente esiste ancora, tutto ciò che ha fatto innamorare i primi marinai arrivati sul posto è ormai andato perduto per sempre.
Siti precolombiani di Atacama
Il deserto di Atacama è il luogo più arido della Terra, e proprio grazie alla mancanza di umidità delicati disegni e artefatti precolombiani si sono perfettamente conservati per millenni. Alcune dune di sabbia ancora testimoniano come i venti contribuirono a plasmarle 18 mila anni fa. L’ultima cosa che si può pensare di fare in questi fragili siti, è guidare una macchina proprio sopra di essi, ma questo è esattamente quello hanno fatto gli sfidanti del “Dakar Rally” nel 2009. Anche se storicamente la Parigi-Dakar si é sempre corsa in Africa, il rally è stato spostato in Sud America dopo le minacce terroristiche del 2008. Purtroppo gli organizzatori hanno trascurato di controllare la rotta, con la conseguenza che sei siti insostituibili di Atacama sono stati completamente distrutti. Antichi geroglifi, che potevano essere decifrati solo dal cielo, sono stati deturpati dalle tracce degli pneumatici che li attraversano. Un campo di cacciatori-raccoglitori pre-colombiano è stato schiacciato nella polvere, e molti altri siti importanti sono stati lasciati con danni irreparabili. E quel che é peggio, anche le gare successive hanno continuato a provocare la distruzione di numerose testimonianze storiche. Secondo il Santiago Times, l’edizione 2011 della gara ha irreversibilmente danneggiato il 44 per cento di tutti i siti campionati, lasciando il patrimonio culturale di Atacama a brandelli.
Tomba di Giona
L’ultima dimora del profeta dell’Antico Testamento, che la maggior parte di noi ricorda perché fu inghiottito da una balena, la Tomba di Giona a Mosul, è stato un luogo di pellegrinaggio per musulmani e cristiani. Era anche un luogo di grande interesse archeologico, con le parti più antiche del complesso risalenti al VIII secolo a.C. Niente di tutto questo é interessato ai leader dell’ISIS, che hanno deciso di distruggerlo. Nel luglio del 2014 le truppe del califfato islamico sono entrate nella moschea costruita sopra la tomba, durante la preghiera, e hanno ordinato a tutti di uscire. Poi hanno completamente distrutto il sito, e alcune case vicine, con gli esplosivi. Secondo la loro ultra-rigida interpretazione dell’islam, stavano salvando i presenti dall’adorare un falso idolo. Secondo l’interpretazione di tutto il resto del mondo, hanno privato l’umanità di un tesoro culturale inestimabile. I fanatici combattenti dell’ISIS, oltre che per gli orrendi massacri commessi, si faranno ricordare anche per la criminale distruzione di siti culturali. Nel mese di febbraio, hanno fatto saltare in aria un muro di 2.700 anni fa nell’antica Ninive, e poche ore fa hanno messo in rete l’ultimo scempio contro un patrimonio culturale di inestimabile valore.
Isis, ministero iracheno: “Jihadisti hanno distrutto sito archeologico di Khorsabad”
Isis, ministero iracheno: “Jihadisti hanno distrutto sito archeologico di Khorsabad”
Mondo
A renderlo noto è stato il ministro delle Antichità e del Turismo iracheno Adel Shirshab , che ha spiegato come il ministero stia indagando su quanto accaduto. Il sito, che si trova circa 15 chilometri a nordest di Mosul, era sotto il controllo dei fondamentalisti da mesi
di F. Q. | 8 marzo 2015
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I militanti dello Stato islamico hanno raso al suolo un altro sito archeologico in Iraq, quello di Khorsabad nella provincia settentrionale di Ninive, e portato via alcuni reperti. A renderlo noto è stato il ministro delle Antichità e del Turismo iracheno Adel Shirshab , che ha spiegato come il ministero stia indagando su quanto accaduto, e lo ha confermato a Xinhua una fonte dei peshmerga. Il sito di Khorsabad, che si trova circa 15 chilometri a nordest di Mosul, era sotto il controllo dell’Isis da mesi. Khorsabad è in realtà il nome del villaggio attuale, mentre il vicino sito archeologico è quello dell’antica capitale assira, nota come ‘Dur-Sharrukin‘ o fortezza di Sargon II di Assiria, che ha regnato dal 722 al 705 a.C.
Il sito di ‘Dur-Sharrukin’ si può descrivere a grandi linee come un quadrato circondato da una cinta muraria ampia 24 metri e con sette grandi porte. Alcuni resti nella sezione nordest del sito erano quello che rimaneva del palazzo di Sargon II. Si tratta del quarto caso di distruzione di reperti archeologici in Iraq da parte dello Stato islamico in pochi giorni: una settimana fa il gruppo aveva diffuso un video in cui si vedevano i militanti che distruggevano statue nel museo di Mossul; giovedì gli jihadisti avevano distrutto con le ruspe i resti della città assira di Nimrud, 30 chilometri a sudest di Mosul, e ieri era giunta la notizia della distruzione del sito di Hatra, circa 110 chilometri a sudovest della roccaforte jihadista. Prima di questi episodi, gli estremisti dell’Isis avevano distrutto molti templi antichi, santuari, chiese e preziosi manoscritti nella città di Mosul e in diverse altre zone.
Nel caos seguito alla caduta di Baghdad il 9 aprile del 2003 il museo nazionale iracheno era stato saccheggiato dagli sciacalli. Si stima che fossero andati persi circa 15mila reperti antichi di valore inestimabile, solo la metà dei quali è stata recuperata finora. La situazione instabile del periodo post invasione, inoltre, ha lasciato per anni siti storici in balia di saccheggiatori, che di tanto in tanto scavavano in modo illegale e hanno rubato decine di migliaia di oggetti d’epoca, causando spesso danni irreparabili.
di F. Q. | 8 marzo 2015
non è un commento aggiungo solo questa nota informativa trovata su Google….