Femminicidi: «Per arginare la violenza bisogna insegnare ai figli che il corpo è sacro», intervista di Camilla Ghedini
Inserito il 30 novembre 2013 da Maria Rosa DOMINICI
Intervista uscita martedì 26 novembre su www.ferraraitalia.it
Su ferraraitalia.it, 26 novembre. «La reputo molto utile ai fini della sensibilizzazione e dell’informazione. Un giorno sui 365 che compongono l’anno, non sono però sufficienti a modificare una realtà violenta che a tutt’oggi, quotidianamente, colpisce le donne. E non solo». Maria Rosa Dominici, psicoterapeuta, già Giudice Onorario del Tribunale dei Minori di Bologna e Consigliere Onorario presso la Corte d’Appello di Bologna, Sezione Minori, una vita spesa a trattare di abusi e soprusi, collaboratrice di riviste scientifiche internazionali, autrice del progetto Psicantropos – teso ad ‘educare’, già dalle scuole, al rispetto della sacralità del proprio e dell’altrui corpo, «perché è sulla prevenzione, sull’autostima, sulla consapevolezza dei futuri adulti che bisogna agire» – , fondatrice e curatrice del sito www.crimevictimpsicantropos.com, riflette sulle iniziative appena conclusesi sulla Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne e sui vari appelli lanciati da tutti i livelli istituzionali. Al di là delle promesse e degli intenti che precedono e seguono il 25 novembre, l’indomani, quindi oggi, cosa rimane? Siamo in una realtà in cui la violenza è psicosociale. Psicologicamente e socialmente, purtroppo, ci si sta adeguando, ed è questo il pericolo maggiore. In un qualche modo, è strisciante e suadente, ammantata di un alone perversamente romantico. Non a caso si sprecano termini come ‘passione’, ‘sentimento’, ‘rifiuto’, ‘tradimento’. Tutti alibi che inducono quasi a una captatio benevolentiae verso chi commette le azioni, invece che verso chi le subisce. Chi uccide diventa un personaggio pubblico, scrive un libro, ispira la realizzazione di un film, viene ospitato in tv. Raggiunge una notorietà addirittura ‘monetizzata’. D’altra parte, basti pensare ai titoli dei programmi dedicati al tema, si va da ‘Amore Criminale’ – come se l’amore e il crimine potessero convivere – a ‘Storie maledette’. Bisogna rendersi conto che per alcuni scatta una volontà di emulazione frutto di un meccanismo di identificazione, proiezione. Soluzioni? Ripartire dall’educazione, fin dalle scuole materne, fin dall’infanzia, per insegnare la sacralità del corpo. Solo così si può invertire la rotta. E’ ‘solo’ violenza dell’uomo sulla donna? E’ soprattutto così, perché la donna è reputata ancora un oggetto. Consapevolmente o no, spesso è lei stessa complice di questa perversione. Non denuncia perché spera nel cambiamento, non accusa perché si vergogna, non chiede aiuto ‘perché in fondo lui mi ama’. Sono mille le storie sepolte, nascoste, censurate, finché non si riacquista l’autostima. Quest’anno la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donna, si si intreccia con gli episodi di Roma, con le baby squillo indotte alla prostituzioni dalle madri. Altra violenza o la stessa violenza? Le baby squillo ci sono sempre state, così come i genitori che fanno prostituire i propri figli. Ci sono casi che restano invisibili per sempre, altri che scoppiano, anche se poi tutto ricomincia. Io sono molto critica, anche sull’informazione fatta in nome del diritto di cronaca. La Carta di Treviso impone la tutela dei minori. In Italia si investe poco sulla prevenzione. Quanta differenza potrebbe fare, invece, l’educazione alla non violenza a scuola? Moltissima. Per questo ho dato vita a Psicantropos, che basandosi sulla medicina psicosomatica – il corpo fa ciò che la mente vuole – debella quel pensiero, ipocrita, secondo cui ad indurci a delinquere è il nostro lato oscuro. Bisogna educare i più piccoli al rispetto di se stessi e degli altri, alla sussidiarietà dei ruoli, alla cooperazione dei sessi. Quindi non si tratta solo di educazione sessuale… No, assolutamente, e finché tratteremo il problema entro questi esclusivi confini non si arginerà la violenza sulle donne e saranno insufficienti sia la giornata mondiale che le varie carte internazionali, come la Carta di stanbul, sottoscritta dall’Italia la scorsa estate. Finché si penserà solo all’educazione sessuale, spesso mal fatta, nell’immaginario collettivo il sesso sarà solo sporco e cattivo. E’ da qui che nascono le confusioni distruttive.
Camilla Ghedini
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