Come farsi ammaliare dai persuasori occulti …segnalato daCristiana Bortolotti
Inserito il 18 febbraio 2013 da Maria Rosa DOMINICI
Ecco riportato un piccolo assaggio di modalità da persuasori occulti ,che comunque ci vittimizza ed è bene condividere sempre di piu’ .
Per approfondimenti come vedete è citata la fonte
segnalato da
Cristiana Bortolotti tramite roba da psicologi
I 5 trucchi usati dai negozi per farti il lavaggio del cervello
Una grossa fetta dell’ economia mondiale corre sulla debolezza umana. La pressione dei coetanei, la vanità, l’insicurezza o la gola spesso giustificano buona parte dei nostri acquisti. Quello che forse non sai è che questi fattori, se combinati con regole molto più complesse, sono in grado di indurr…
Una grossa fetta dell’economia mondiale corre sulla debolezza umana. La pressione dei coetanei, la vanità, l’insicurezza o la gola spesso giustificano buona parte dei nostri acquisti. Quello che forse non sai è che questi fattori, se combinati con regole molto più complesse e scientifiche, sono in grado di indurre nell’essere umano l’irrefrenabile istinto di spendere tutto lo stipendio, senza remore.
# 5. Ti muovi in modo prevedibile
Come sottolinea Paco Underhill nel suo celebre best seller “Why we buy“, all’interno di un supermarket i nostri movimenti sono prevedibili come quelli di una mandria di pecore affamate. Dal suo studio è emerso, in particolare, che siamo più attratti dai percorsi shopping se disposti in senso antiorario. Per indurre questo tipo di spostamento i gestori dei centri commerciali e dei supermarket hanno escogitato un trucco: i prodotti di pronta necessita e di sicuro acquisto sono disposti sempre sul fondo o alla fine di un percorso. In questo modo l’acquirente, prima di arrivare al prodotto a cui è più interessato (ad esempio un pacco di pasta) è costretto a passare davanti a decine di scaffali ricolmi di articoli a cui non è direttamente interessato, ma che potrebbero attirare la sua attenzione. Riprendiamo l’esempio della pasta: entro nel supermercato per comprare solo un pacco di spaghetti ma, trovandosi questo in fondo al negozio, sarò costretto ad incamminarmi tra scaffali traboccanti di sughi al pesto e piatti di plastica. Morale della favola: questa sera mangerò spaghetti al pesto in un piatto di plastica. Sappiamo che modelli di rotazione di questo tipo sono comuni in animali da branco, come gli elefanti , ma fino ad ora non emerge un motivo definitivo che giustifichi questa “indole” negli esseri umani. Tuttavia alcuni studi hanno dimostrato che gli acquirenti britannici, australiani o giapponesi tendono ad andare in senso opposto (in senso orario) attraverso i negozio: è quindi ipotizzabile che il fenomeno sia strettamente collegato al lato della strada su cui si è abituati a guidare (in Inghilterra, Australia e Giappone, per l’appunto, la guida è a destra)
# 4. Non resisti agli scintillii…QUASI COME LE GAZZE LADRE…
E’ quasi una legge fisica: gli esseri umani danno per scontato che un oggetto, se brilla, è elegante e costoso. Dopotutto ci sarà un motivo se, quando entri in un centro commerciale, tutto è così lucido e “sbrilluccicoso”? Una società di marketing, tale Envirosell Inc. (consulente per Wal-Mart, The Gap, The US Postal Service e molti altri), ha finanziato uno studio in proposito, dal quale è emerso che i pedoni automaticamente rallentano quando passano davanti una vetrina con luci intermittenti o scintillanti. A prescindere da qualsiasi età, sesso o reddito: non possiamo farne a meno. All’interno del suo libro “Shiny Objects Marketing” il noto ricercatore David LaBonte fornisce una dettagliata spiegazione del fenomeno. La risposta all’attrazione dell’uomo verso oggetti o superfici risiede probabilmente nell’evoluzione: “Quando gli uomini primitivi – spiega LaBonte – ancora dovevano preoccuparsi di trovare acqua limpida e potabile in natura, vedere uno stagno o un ruscello riflettere la luce del sole era segno di purezza dell’acqua. Ne erano quindi attratti e potevano dissetarsi“. Riflettendoci, i diamanti mi mettono una sete…
Continuate a leggere questo interessante articolo su www.notipedia.it…forse impareremo a difenderci arrivando a fine mese con piu’ soldi in tasca e meno cose inutili accumulate
#3. Lo shopping ti fa “sballare”
Migliaia di persone in fila per un Iphone5, centinaia di donne che affollano il nuovo stand della Yamamay, decine di adolescenti che sbavano negli Xbox store all’uscita di Halo4: lo shopping ci fa impazzire. Ma perchè? La risposta è semplice: dopamina. Dolce ed irresistibile dopamina. Questa sostanza è l’ormone che il cervello produce in risposta a piacevoli stimoli come sesso, droghe, o una buona amatriciana. Ma, ancora più importante, la dopamina è anche il “gestore” di premi e punizioni, un sistema che da sempre l’essere umano utilizza per motivarsi. Come se il nostro cervello ci dicesse: “Hai raggiunto il tuo obiettivo? Bravo! Eccoti 10cc di dopamina“. Acquistare roba che ci piace è una “scorciatoia” per la produzione di dopamina. Ma non solo! Produciamo dopamina anche quando ricerchiamo o analizziamo posti e stimoli nuovi. Per questo motivo siamo maggiormente propensi ad acquistare oggetti stupidi e pressoché inutili quando siamo in viaggio. E per questo motivo la maggior parte dei negozi Duty Free, negli aeroporti, propone orpelli di dubbio valore.
#2. Non sai contare?
Al lancio del primo iPad le pagine dei giornali titolavano “Il nuovo iPad è in vendita a 599€“. Un buon prezzo, direi… Aspetta! Ma per cosa? Prima di quel giorno neppure esisteva il tablet! Come faccio a stabilire se 599€ sia un buon (o cattivo) prezzo? E perché continua ad attirarci quel tipo di prezzo se lo sanno anche le pietre che 599 è praticamente 600!? Belle domande.
Nel mondo del marketing questo fenomeno è conosciuto come prezzo d’ancoraggio. E’ lo stesso principio che regola la celebre dicitura “Il 25 per cento di sconto rispetto al prezzo di listino” che campeggia in molti store. Basta una semplicissima ricerca su google per scoprire che il prezzo scontato è, in vero, pari al prezzo reale (quindi stai risparmiando il 25 per cento su un numero immaginario). Ma un inganno così ovvio come fa ad influenzare così profondamente la nostra capacità di giudizio? Ti rispondo subito. Immagina tre palline da golf messe in fila. Fatto? Ora immagina 864 palline da golf in una scatola. Questo è un po’ più difficile vero?
Non solo non riesci ad immaginarle, se non sommariamente, ma non hai neppure idea di quanto grande debba essere la scatola che le contiene. Il tuo cervello non è in grado di gestire i grandi numeri, istintivamente. Il prezzo da 599 € vs 600 € ne è un esempio perfetto. Anche se sai che a livello conscio non vi è alcuna differenza importante tra questi due numeri, la tua percezione è radicalmente diversa perché il cervello non sa collegare queste cifre ad un quantitativo, ben definito, nel mondo reale.
#1. Il gusto è influenzato dalla marca
La fedeltà al marchio ha senso, fino ad un certo punto. Se hai comprato una Toyota 5 anni fa e ti sei trovato bene, è molto plausibile che la tua prossima autovettura sia della medesima marca. Ma esiste un punto in cui il senso di appartenenza ad un brand inizia a fregarti. Torniamo al 1970 per qualche riga.
In quel anno la fino ad allora quasi sconosciuta Pepsi Cola organizzo una nuova campagna pubblicitaria. Chiesero ad un campione casuale di americani di assaggiare due bibite in barattoli senza etichetta: il primo conteneva Pepsi, l’altro la ben nota Coca Cola. La maggior parte degli intervistati dichiarò di preferire il primo barattolo, contenente appunto la Pepsi. Fu un successo storico per l’azienda. Esattamente un anno dopo la Coca Cola organizzò la propria vendetta, ripetendo il medesimo esperimento, ma con i marchi di entrambe le bevande ben evidenti. Il risultato fu, assurdo ma vero, esattamente l’opposto: la gente preferiva la Coca Cola, in quanto il logo ed i colori erano più familiari e rassicuranti. Questo esperimento, negli anni, è diventato noto come il Pepsi paradox (il paradosso della Pepsi). E’ lo stesso principio che collega il prezzo alla qualità del prodotto. In un esperimento condotto dall’autore danese Martin Lindstrom per il Financial Times, 85 persone su 100 hanno preferito il sapore di un vino da 90$ rispetto ad uno da 3$. Peccato che l’unica differenza tra i due prodotti fosse il prezzo, trattandosi del medesimo vino. Il motivo? E’ scientifico: i brand stimolano la la corteccia prefrontale mediale, che influenza direttamente la percezione del gusto e dei sapori. Se te lo stessi chiedendo, la risposta è: si, si tratta del cosiddetto ”lavaggio del cervello”.
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